Disturbi di nutrizione e alimentazione: cosa dice il DSM-5 e come riconoscerli
Disturbi di nutrizione e alimentazione: significato
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono condizioni psicopatologiche complesse che influenzano il comportamento alimentare, le emozioni e l’immagine corporea di chi ne soffre. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta Edizione (DSM-5) fornisce criteri chiari per la diagnosi di queste problematiche, che possono manifestarsi in varie forme e avere gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale. Ma cosa comportano questi disturbi e come possiamo riconoscerli? Analizziamone i sintomi, le tipologie e i criteri diagnostici, basandoci sulle linee guida del DSM-5.
Che cosa sono i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione?
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione rappresentano un’ampia gamma di problematiche caratterizzate da un rapporto disfunzionale con il cibo, il peso corporeo e l’immagine corporea. Le persone che ne soffrono possono mostrare comportamenti estremi, come restrizione alimentare, abbuffate compulsive, condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso o esercizio fisico eccessivo, spesso accompagnati da un’eccessiva preoccupazione per il peso e l’aspetto fisico. Questi disturbi non sono solo un problema di alimentazione, ma coinvolgono aspetti psicologici profondi e hanno conseguenze su tutto l’organismo.
Tipologie di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione secondo il DSM-5
Il DSM-5 distingue diverse tipologie di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, ognuna con sintomi specifici e criteri diagnostici definiti. Tra i disturbi dell’alimentazione troviamo:
1. Anoressia nervosa
L’anoressia nervosa è caratterizzata da una restrizione dell’assunzione di calorie che porta a un peso corporeo significativamente basso rispetto all’età, al sesso e allo stato di salute generale. La persona vive un’intensa paura di aumentare di peso e mostra un disturbo nella percezione del proprio corpo. Il DSM-5 distingue due sottotipi:
Restrittivo: la perdita di peso è ottenuta attraverso diete, digiuno o esercizio fisico eccessivo.
Con abbuffate/purghe: l’individuo si abbuffa o compensa attraverso il vomito autoindotto o l’uso di lassativi e diuretici.
2. Bulimia nervosa
La bulimia nervosa comporta episodi ricorrenti di abbuffate (consumo di una grande quantità di cibo in un breve periodo) accompagnati da una sensazione di perdita di controllo. Per compensare l’abbuffata, la persona adotta comportamenti compensatori, come il vomito autoindotto, l’uso di lassativi, il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo. Per ricevere una diagnosi, gli episodi devono verificarsi almeno una volta alla settimana per un periodo di tre mesi, tuttavia se il periodo o l’intensità non corrispondono ai criteri diagnostici, è comunque consigliato un consulto psicologico.
3. Disturbo da alimentazione incontrollata (binge-eating disorder)
Caratterizzato da abbuffate ricorrenti senza comportamenti compensatori come nel caso della bulimia. Chi soffre di questo disturbo mangia in modo eccessivo anche quando non è affamato, spesso accompagnato da un senso di colpa o disgusto verso se stesso. Gli episodi devono avvenire almeno una volta a settimana per tre mesi: tuttavia,come detto in precedenza, se il periodo o l’intensità non corrispondono ai criteri diagnostici, è comunque consigliato un consulto psicologico.
Tra i disturbi della nutrizione troviamo:
4. Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID)
Questo disturbo si manifesta con un’evidente difficoltà nell’assunzione di cibo per mancanza di interesse verso il cibo, preoccupazioni per determinate caratteristiche sensoriali degli alimenti o timori legati alle conseguenze dell’alimentazione (ad esempio, paura di soffocare). Non è correlato a una preoccupazione per il peso corporeo, ma può portare a malnutrizione e carenze nutrizionali significative.
5. Pica
La pica comporta il consumo persistente di sostanze non alimentari, come carta, sapone, terra o altri materiali, per un periodo di almeno un mese. Questo comportamento non è appropriato per il livello di sviluppo della persona e può rappresentare un pericolo per la salute.
6. Disturbo da ruminazione
Il disturbo da ruminazione è caratterizzato da rigurgito ripetuto di cibo, che può essere rimasticato, espulso o ingerito nuovamente. Questo comportamento non è attribuibile a condizioni mediche o ad altri disturbi dell’alimentazione. Questo disturbo può avere ripercussioni anche sull’apparato digerente e dentale, per cui è importante saperlo riconoscere e trattare in maniera tempestiva.
Sintomi e criteri diagnostici secondo il DSM-5
Il DSM-5 stabilisce criteri specifici per ogni disturbo, al fine di garantire una diagnosi accurata e adeguata. Tuttavia, alcuni sintomi comuni a diversi disturbi includono:
- Alterazione significativa dell’appetito o del comportamento alimentare: Cambiamenti evidenti nelle abitudini alimentari, come mangiare in modo compulsivo o restrittivo.
- Preoccupazione per il peso e l’immagine corporea: Fissazione sul peso, sull’aspetto fisico o sul controllo delle calorie.
- Comportamenti compensatori: Uso di metodi estremi per evitare l’aumento di peso o per “annullare” l’abbuffata.
Effetti dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sulla salute
Questi disturbi possono avere conseguenze gravi sia sul piano fisico che su quello psicologico. I rischi includono:
- Malnutrizione e squilibri elettrolitici: Il corpo può subire carenze nutrizionali che influiscono negativamente su organi vitali, cuore, ossa e sistema immunitario.
- Problemi gastrointestinali: Vomito frequente o comportamenti compensatori possono danneggiare l’apparato digerente e dentale.
- Problemi psicologici: Ansia, depressione e isolamento sociale sono spesso associati a questi disturbi.
Strategie di trattamento
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione richiedono un approccio terapeutico multidisciplinare che può includere:
- Psicoterapia:
A seconda del tipo di problematica, possono essere consigliati approcci differenti come:
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) aiutano a modificare i pensieri e i comportamenti legati al cibo, aiutando la persona ad avere un rapporto più sano con il cibo e con il proprio corpo, lavorando sull’immagine corporea. Può essere utilizzato un approccio psicobiologico di riabilitazione nutrizionale, mirato al recupero della consapevolezza sul proprio senso di fame e sazietà, ascoltando le sensazioni interne. Inoltre il trattamento mira a riavvicinare il paziente ai cibi fobici. - La terapia sistemico-relazionale può aiutare a gestire questo quadro sintomatologico, se risulta essere la conseguenza di una situazione familiare disfunzionale: potrebbe, infatti capitare che le frustrazioni e i sentimenti negativi derivanti dalle relazioni con i membri della propria famiglia vengano sfogati sul cibo. Lavorando sulla dinamica di interazione tra i membri della famiglia, si riesce ad attenuare questo tipo di sintomatologia.
- Supporto nutrizionale: Un dietista o nutrizionista specializzato può aiutare a stabilire abitudini alimentari sane e bilanciate, sostenibili nel futuro, rendendo il paziente via via più autonomo nel gestire la propria alimentazione.
- Farmacoterapia: In alcuni casi, i farmaci possono essere utili per trattare i sintomi di ansia o depressione associati, in comunione con un percorso psicoterapeutico.
Conclusione
Riconoscere i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione è il primo passo per affrontarli in modo efficace. Il DSM-5 offre criteri diagnostici chiari che aiutano a comprendere la complessità di queste condizioni e a intervenire in modo appropriato per garantire il recupero e il benessere delle persone coinvolte.
Bibliografia
Contenuto a cura di:
Fabio Cotti
Psicologo clinico, psicoterapeuta e psicodiagnosta, Fabio Cotti ha collaborato con istituti pubblici e privati, tra cui ASST Ovest Milanese, ASST Lariana e Università come Milano-Bicocca e Pavia. Specializzato in psicoterapie psicodinamiche, cognitive e ipnotiche per bambini, adolescenti, adulti e coppie, si occupa anche di psicologia giuridica, in particolare nella valutazione di competenze genitoriali e del danno psichico. È stato Consulente Tecnico d’Ufficio per vari tribunali e autore di contributi in psicologia clinica e testologia.
Contenuto a cura di:
Fabio Cotti
Psicologo clinico, psicoterapeuta e psicodiagnosta, Fabio Cotti ha collaborato con istituti pubblici e privati, tra cui ASST Ovest Milanese, ASST Lariana e Università come Milano-Bicocca e Pavia. Specializzato in psicoterapie psicodinamiche, cognitive e ipnotiche per bambini, adolescenti, adulti e coppie, si occupa anche di psicologia giuridica, in particolare nella valutazione di competenze genitoriali e del danno psichico. È stato Consulente Tecnico d’Ufficio per vari tribunali e autore di contributi in psicologia clinica e testologia.
Disturbi di nutrizione e alimentazione: cosa dice il DSM-5 e come riconoscerli
Disturbi di nutrizione e alimentazione: significato
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono condizioni psicopatologiche complesse che influenzano il comportamento alimentare, le emozioni e l’immagine corporea di chi ne soffre. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta Edizione (DSM-5) fornisce criteri chiari per la diagnosi di queste problematiche, che possono manifestarsi in varie forme e avere gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale. Ma cosa comportano questi disturbi e come possiamo riconoscerli? Analizziamone i sintomi, le tipologie e i criteri diagnostici, basandoci sulle linee guida del DSM-5.
Che cosa sono i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione?
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione rappresentano un’ampia gamma di problematiche caratterizzate da un rapporto disfunzionale con il cibo, il peso corporeo e l’immagine corporea. Le persone che ne soffrono possono mostrare comportamenti estremi, come restrizione alimentare, abbuffate compulsive, condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso o esercizio fisico eccessivo, spesso accompagnati da un’eccessiva preoccupazione per il peso e l’aspetto fisico. Questi disturbi non sono solo un problema di alimentazione, ma coinvolgono aspetti psicologici profondi e hanno conseguenze su tutto l’organismo.
Tipologie di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione secondo il DSM-5
Il DSM-5 distingue diverse tipologie di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, ognuna con sintomi specifici e criteri diagnostici definiti. Tra i disturbi dell’alimentazione troviamo:
1. Anoressia nervosa
L’anoressia nervosa è caratterizzata da una restrizione dell’assunzione di calorie che porta a un peso corporeo significativamente basso rispetto all’età, al sesso e allo stato di salute generale. La persona vive un’intensa paura di aumentare di peso e mostra un disturbo nella percezione del proprio corpo. Il DSM-5 distingue due sottotipi:
Restrittivo: la perdita di peso è ottenuta attraverso diete, digiuno o esercizio fisico eccessivo.
Con abbuffate/purghe: l’individuo si abbuffa o compensa attraverso il vomito autoindotto o l’uso di lassativi e diuretici.
2. Bulimia nervosa
La bulimia nervosa comporta episodi ricorrenti di abbuffate (consumo di una grande quantità di cibo in un breve periodo) accompagnati da una sensazione di perdita di controllo. Per compensare l’abbuffata, la persona adotta comportamenti compensatori, come il vomito autoindotto, l’uso di lassativi, il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo. Per ricevere una diagnosi, gli episodi devono verificarsi almeno una volta alla settimana per un periodo di tre mesi, tuttavia se il periodo o l’intensità non corrispondono ai criteri diagnostici, è comunque consigliato un consulto psicologico.
3. Disturbo da alimentazione incontrollata (binge-eating disorder)
Caratterizzato da abbuffate ricorrenti senza comportamenti compensatori come nel caso della bulimia. Chi soffre di questo disturbo mangia in modo eccessivo anche quando non è affamato, spesso accompagnato da un senso di colpa o disgusto verso se stesso. Gli episodi devono avvenire almeno una volta a settimana per tre mesi: tuttavia,come detto in precedenza, se il periodo o l’intensità non corrispondono ai criteri diagnostici, è comunque consigliato un consulto psicologico.
Tra i disturbi della nutrizione troviamo:
4. Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID)
Questo disturbo si manifesta con un’evidente difficoltà nell’assunzione di cibo per mancanza di interesse verso il cibo, preoccupazioni per determinate caratteristiche sensoriali degli alimenti o timori legati alle conseguenze dell’alimentazione (ad esempio, paura di soffocare). Non è correlato a una preoccupazione per il peso corporeo, ma può portare a malnutrizione e carenze nutrizionali significative.
5. Pica
La pica comporta il consumo persistente di sostanze non alimentari, come carta, sapone, terra o altri materiali, per un periodo di almeno un mese. Questo comportamento non è appropriato per il livello di sviluppo della persona e può rappresentare un pericolo per la salute.
6. Disturbo da ruminazione
Il disturbo da ruminazione è caratterizzato da rigurgito ripetuto di cibo, che può essere rimasticato, espulso o ingerito nuovamente. Questo comportamento non è attribuibile a condizioni mediche o ad altri disturbi dell’alimentazione. Questo disturbo può avere ripercussioni anche sull’apparato digerente e dentale, per cui è importante saperlo riconoscere e trattare in maniera tempestiva.
Sintomi e criteri diagnostici secondo il DSM-5
Il DSM-5 stabilisce criteri specifici per ogni disturbo, al fine di garantire una diagnosi accurata e adeguata. Tuttavia, alcuni sintomi comuni a diversi disturbi includono:
- Alterazione significativa dell’appetito o del comportamento alimentare: Cambiamenti evidenti nelle abitudini alimentari, come mangiare in modo compulsivo o restrittivo.
- Preoccupazione per il peso e l’immagine corporea: Fissazione sul peso, sull’aspetto fisico o sul controllo delle calorie.
- Comportamenti compensatori: Uso di metodi estremi per evitare l’aumento di peso o per “annullare” l’abbuffata.
Effetti dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sulla salute
Questi disturbi possono avere conseguenze gravi sia sul piano fisico che su quello psicologico. I rischi includono:
- Malnutrizione e squilibri elettrolitici: Il corpo può subire carenze nutrizionali che influiscono negativamente su organi vitali, cuore, ossa e sistema immunitario.
- Problemi gastrointestinali: Vomito frequente o comportamenti compensatori possono danneggiare l’apparato digerente e dentale.
- Problemi psicologici: Ansia, depressione e isolamento sociale sono spesso associati a questi disturbi.
Strategie di trattamento
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione richiedono un approccio terapeutico multidisciplinare che può includere:
- Psicoterapia:
A seconda del tipo di problematica, possono essere consigliati approcci differenti come:
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) aiutano a modificare i pensieri e i comportamenti legati al cibo, aiutando la persona ad avere un rapporto più sano con il cibo e con il proprio corpo, lavorando sull’immagine corporea. Può essere utilizzato un approccio psicobiologico di riabilitazione nutrizionale, mirato al recupero della consapevolezza sul proprio senso di fame e sazietà, ascoltando le sensazioni interne. Inoltre il trattamento mira a riavvicinare il paziente ai cibi fobici. - La terapia sistemico-relazionale può aiutare a gestire questo quadro sintomatologico, se risulta essere la conseguenza di una situazione familiare disfunzionale: potrebbe, infatti capitare che le frustrazioni e i sentimenti negativi derivanti dalle relazioni con i membri della propria famiglia vengano sfogati sul cibo. Lavorando sulla dinamica di interazione tra i membri della famiglia, si riesce ad attenuare questo tipo di sintomatologia.
- Supporto nutrizionale: Un dietista o nutrizionista specializzato può aiutare a stabilire abitudini alimentari sane e bilanciate, sostenibili nel futuro, rendendo il paziente via via più autonomo nel gestire la propria alimentazione.
- Farmacoterapia: In alcuni casi, i farmaci possono essere utili per trattare i sintomi di ansia o depressione associati, in comunione con un percorso psicoterapeutico.
Conclusione
Riconoscere i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione è il primo passo per affrontarli in modo efficace. Il DSM-5 offre criteri diagnostici chiari che aiutano a comprendere la complessità di queste condizioni e a intervenire in modo appropriato per garantire il recupero e il benessere delle persone coinvolte.
Bibliografia
Contenuto a cura di:
Fabio Cotti
Psicologo clinico, psicoterapeuta e psicodiagnosta, Fabio Cotti ha collaborato con istituti pubblici e privati, tra cui ASST Ovest Milanese, ASST Lariana e Università come Milano-Bicocca e Pavia. Specializzato in psicoterapie psicodinamiche, cognitive e ipnotiche per bambini, adolescenti, adulti e coppie, si occupa anche di psicologia giuridica, in particolare nella valutazione di competenze genitoriali e del danno psichico. È stato Consulente Tecnico d’Ufficio per vari tribunali e autore di contributi in psicologia clinica e testologia.