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Personalità: teorie, origini e disturbi

lunedì 4 Novembre 2024

Personalità: cos’è

La personalità è un costrutto psicologico complesso che riflette un insieme unico di caratteristiche emotive, attitudinali e comportamentali di un individuo. La personalità può essere definita come l’insieme di tratti e caratteristiche distintive che determinano il modo in cui un un individuo pensa, sente e si comporta in modo coerente e relativamente stabile nel tempo e in diverse situazioni. La ricerca sulla personalità si è evoluta attraverso diverse teorie che cercano di spiegare le origini e le implicazioni di questi tratti distintivi.

Teorie interne

Secondo alcuni studiosi, la personalità trova la sua origine in delle caratteristiche interne all’individuo. Tra queste teorie troviamo:

  • Teoria Psicodinamica: Concepita da Sigmund Freud, questa teoria enfatizza i processi inconsci, i conflitti interni e l’importanza delle esperienze infantili nella formazione della personalità. Freud introdusse il concetto di id, ego e superego per descrivere la struttura della personalità.
  • Teoria dei tratti: Diversamente dall’approccio psicodinamico, la teoria dei tratti si concentra sull’identificazione e la misurazione dei tratti di personalità stabili. La teoria dei Big Five (apertura all’esperienza, coscienziosità, estroversione, gradevolezza, nevroticismo) è attualmente una delle più accettate per la classificazione della personalità.
  • Teoria umanistica: Carl Rogers e Abraham Maslow sono tra i principali esponenti di questa teoria, che pone l’accento sulla crescita personale e l’autorealizzazione. Secondo l’approccio umanistico, la personalità si sviluppa attraverso la ricerca del significato e la realizzazione del proprio potenziale.

Teorie esterne

Altre teorie supportano l’ipotesi che la personalità abbia origine da fattori ambientali, esterni all’individuo. Tra queste troviamo:

  • Teoria comportamentista: Questa teoria sostiene che la personalità sia formata dall’interazione dell’individuo con l’ambiente, attraverso processi di apprendimento come il condizionamento. Skinner ha evidenziato come le conseguenze del comportamento (rinforzi e punizioni) modellino la personalità. Secondo lo studioso, Infatti, attraverso dei modelli di comportamento appresi, riusciamo a creare delle analogie in risposta a situazioni diverse, perché provocate da modelli simili di rinforzo.
  • Teoria socio-cognitiva: questo approccio valorizza l’influenza della cognizione sulla persona. Secondo Bandura, uno dei principali sostenitori della teoria, gli individui sono capaci di prevedere i risultati possibili di certi comportamenti senza doverli effettivamente portare a termine. Questo meccanismo, che prende il nome di apprendimento per osservazione, vede le azioni commesse dagli altri come dei modelli su cui strutturare il proprio comportamento e le relazioni.
  • Teoria situazionista: formulata da Mischel, pone al centro la variabilità della situazione in cui la persona si trova. Secondo lo studioso, la personalità va valutata in base al contesto in cui ogni individuo si trova, proponendo un modello di elaborazione cognitivo-affettivo. Secondo la teoria, quindi, la personalità sarebbe il risultato delle esperienze vissute in situazioni diverse.

Personalità, temperamento e carattere

La personalità è un concetto multi-componenziale che comprende un caratteristico modo di pensare, provare sentimenti ed emozioni e di comportarsi. Comprende anche stati d’animo, atteggiamenti ed opinioni. Comprende caratteristiche intrinseche ed acquisite che distinguono una persona da un’altra e che possono essere osservate nelle relazioni tra gli individui e l’ambiente.

Nel linguaggio comune, spesso il termine personalità viene confuso con altri due termini molto comuni che sono il temperamento ed il carattere. In realtà, questi tre aspetti, sebbene interconnessi, hanno sfumature differenti. Possiamo definire il temperamento come la componente biologica e genetica della personalità, là dove per carattere si intende invece l’insieme dei comportamenti appresi.
Il temperamento consiste dunque nell’insieme degli aspetti innati e non filtrati dalla cultura, rappresenta la manifestazione genetica delle caratteristiche della persona. Quest’ insieme di aspetti innati ha un impatto sulle modalità con cui la persona si rapporta con l’ambiente, con gli altri, su come elabora le informazioni e regola le emozioni.
Il carattere è invece il risultato dell’interazione tra i tratti innati e l’ambiente esterno, dove per ambiente esterno intendiamo tutte le variabili con cui una persona fa i conti nel suo percorso di crescita: fisiche, affettive, sociali, educative e culturali. Il carattere dunque si acquisisce durante il percorso di crescita grazie alle interazioni con l’ambiente familiare e sociale in cui si è inseriti.
Temperamento e carattere sono dunque fattori che definiscono la personalità di una persona, che a sua volta è un’istanza più complessa e articolata.

Ripercussioni sociali e individuali

Le diverse personalità hanno impatti significativi tanto a livello individuale quanto sociale. La personalità definisce il modo in cui scegliamo, osserviamo il mondo, gli altri e noi stessi in relazione all’ambiente in cui siamo calati. Ha un impatto sulle credenze, le premesse implicite, il modo di stare in relazione, il nostro ruolo sociale e lavorativo e sulla qualità di vita. A livello sociale, la personalità contribuisce alla dinamicità delle interazioni umane, influenzando fenomeni come la coesione di gruppo, la leadership e la produttività nel contesto lavorativo. Più in generale, possiamo dire che la personalità può rappresentare il modo in cui ognuno di noi sta nel mondo.
Può succedere che alcuni modi di pensiero, percezione, reazione e relazione risultino pervasivi e persistenti, creando un disagio significativo e compromettendo il funzionamento della persona. In questi casi, è possibile parlare di disturbi di personalità.

Disturbi di personalità

In generale i disturbi di personalità sono caratterizzati da un modo pervasivo e persistente di pensiero, percezione, reazione e relazione che causa un disagio significativo o una compromissione nel funzionamento della persona, coinvolgendo la sfera cognitiva, affettiva ed interpersonale. I disturbi di personalità possono comparire quando i tratti di personalità (schemi di pensiero, percezione, reazione e relazione stabili) diventano estremamente rigidi e disadattivi e compromettono il funzionamento individuale, relazionale/sociale e lavorativo. Questo funzionamento generalmente provoca un disagio significativo nelle persone che lo sperimentano e in coloro che le circondano. Le persone con disturbo di personalità, possono avere difficoltà nell’instaurare e mantenere relazioni sane e soddisfacenti, possono avere difficoltà nei contesti sociali e nel relazionarsi con l’altro (es. contesto lavorativo) e nella cura di sé, dall’aspetto fisico all’assunzione di comportamenti più o meno nocivi.

Tipologie

Il Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Mentali 5 edizione (DSM 5), elenca 10 tipi di disturbi di personalità, classificati in 3 gruppi o cluster, sulla base di caratteristiche simili:

Il cluster A è caratterizzato da comportamenti considerati “strani” o “paranoici” e dalla tendenza della persona all’isolamento e alla diffidenza:

  • Disturbo paranoide di personalità: caratterizzato da diffidenza e sospettosità.
  • Disturbo schizoide di personalità: caratterizzato da disinteresse negli altri ed isolamento.
  • Disturbo schizotipico di personalità: caratterizzato da idee e comportamento eccentrici e bizzarri.

Il cluster B è caratterizzato da comportamenti drammatici ed emotivi. Comprende:

  • Disturbo antisociale di personalità: caratterizzato da mancanza di empatia, di rimorso e di rispetto delle regole sociali.
  • Disturbo borderline di personalità: caratterizzato da vacuità interiore, relazioni instabili e disregolazione emozionale.
  • Disturbo Istrionico di personalità: caratterizzato dalla ricerca di attenzioni e da emotività eccessiva, da gesti seducenti e teatrali.
  • Disturbo narcisistico di personalità: caratterizzato da egocentrismo, grandiosità di sé, necessità di adulazione e mancanza di empatia.

Il cluster C è caratterizzato da comportamenti ansiosi o paurosi e da bassa autostima, comprende:

  • Disturbo evitante di personalità: timore eccessivo degli altri, evitamento del contatto interpersonale che causa sofferenza per tale isolamento sociale, bassa autostima ma alta c-onsapevolezza di sé.
  • Disturbo dipendente di personalità: caratterizzato da forte insicurezza, necessità di approvazione e di essere indispensabili.
  • Disturbo Ossessivo-compulsivo di personalità: caratterizzato da perfezionismo, rigidità ed ostinazione.

Esistono diversi test per indagare la personalità e di conseguenza individuare i disturbi di personalità. Tra i più utilizzati troviamo il Big Five Questionnaire (BFQ), il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI) o test proiettivi come il test di Test di Rorschach.

Cause

Le cause di un disturbo di personalità possono essere molteplici, tra queste troviamo:

  • Genetica: la componente genetica ha un ruolo molto importante nello sviluppo di un disturbo di questo tipo. La genetica, infatti, può influenzare sia predisposizioni temperamentali che la sensibilità individuale ad ambienti stressanti. Alcuni tratti, come l’impulsività e il nevroticismo possono essere ereditati e dare così una base su cui il disturbo si può sviluppare: questi tratti possono anche determinare alcuni schemi di comportamento e d’azione, nonchè la percezione che l’individuo ha di sè.
  • Contesti sociali: tramite l’interazione e l’esperienza il soggetto può subire delle modifiche alla propria struttura di personalità. Per esempio, un ambiente sociale positivo, caratterizzato da supporto emotivo e una base sicura, favorisce lo sviluppo di una personalità sana, congrua e resiliente. Al contrario, in un ambiente ostile, disfunzionale e poco supportivo, il soggetto può subire delle modifiche alla propria personalità che lo portano ad avere un comportamento deviante ed accentuare maggiormente alcuni tratti più legati a disturbi, come un alto nevroticismo e bassa amicalità.
  • Cultura di appartenenza: la cultura di appartenenza influenza il soggetto con norme e valori propri. La cultura può influenzare in modo diverso gli specifici tratti di ognuno, rafforzandoli o inibendoli.
  • Esperienze precoci: esperienze e vissuti della prima infanzia hanno un impatto profondo sulla struttura e i tratti che compongono la personalità di un individuo, influenzando lo sviluppo di capacità emotive, cognitive e relazionali. Durante l’infanzia, il cervello è particolarmente plastico, malleabile e molto ricettivo del mondo circostante per cui le esperienze che vengono fatte in questo periodo della vita impattano in maniera significativa l’individuo. Per esempio, relazioni positive con le proprie figure di attaccamento, solitamente i genitori, favoriscono lo sviluppo di una personalità sana e stabile. Dall’altro lato, esperienze precoci traumatizzanti o trascuranti, possono influire negativamente sullo sviluppo della personalità e del sè: per esempio, in un caso di abuso o in un contesto di vita instabile, il soggetto sarà più incline a sviluppare insicurezza e difficoltà relazionali portandolo a sviluppare schemi di azione e interazione poco adattivi.

Inoltre, l’esposizione nei primi anni di vita a comportamenti non adeguati, come una gestione inappropriata delle proprie emozioni e relazioni, può portare il bambino a interiorizzare degli schemi che verranno poi riprodotti in età adulta, diventando parte della personalità stessa.

Trattamento

Il trattamento dei disturbi di personalità può impiegare la psicoterapia e talvolta la farmacoterapia. Sebbene i disturbi di personalità non siano responsivi ai farmaci, questi possono essere efficaci per la gestione di sintomi specifici come ansia, depressione o discontrollo degli impulsi che spesso possono manifestarsi in parallelo ai disturbi di personalità.
In linea generale, il trattamento dei disturbi di personalità punta in prima istanza a ridurre il disagio soggettivo, a riconoscere che le problematiche relazionali sono innescate da modalità disadattive di rapportarsi con l’altro e a ridurre tali comportamenti disadattivi.
La terapia del disturbo di personalità è un percorso lungo e corposo. Alcuni cambiamenti possono essere attuati più velocemente di altri, in ogni caso tempi e successo del percorso terapeutico possono dipendere da molti fattori e possono variare da persona a persona.

Conclusioni

La comprensione della personalità e del temperamento, insieme alle loro ripercussioni a livello individuale e sociale, offre preziose intuizioni sul comportamento umano. Le diverse teorie della personalità forniscono un quadro per esplorare la complessità degli individui, sottolineando l’importanza dell’approccio multidimensionale nella psicologia moderna. Continuare a esplorare questi costrutti arricchisce non solo il campo della psicologia ma anche le applicazioni pratiche nel miglioramento della qualità della vita e delle relazioni interpersonali.

Bibliografia

Costa, P. T., & McCrae, R. R. (1992). Revised NEO Personality Inventory (NEO-PI-R) and NEO Five-Factor Inventory (NEO-FFI) professional manual. Psychological Assessment Resources.

Freud, S. (1923). The ego and the id. W.W. Norton & Company.

Maslow, A. H. (1943). A theory of human motivation. Psychological Review, 50(4), 370.

McCrae, R. R., & John, O. P. (1992). An introduction to the five-factor model and its applications. Journal of Personality, 60(2), 175-215.

Rogers, C. R. (1961). On becoming a person: A therapist’s view of psychotherapy. Houghton Mifflin.

Rothbart, M. K. (2007). Temperament, development, and personality. Current Directions in Psychological Science, 16(4), 207-212.

Skinner, B. F. (1953). Science and human behavior. Macmillan.

Contenuto a cura di:

Davide Livio

Psicologo psicoterapeuta, specializzato in psicoterapia ipnotica. È stato dirigente psicologo e psicoterapeuta presso ASST Rhodense e magistrato onorario presso il Tribunale per i minorenni di Milano. Attualmente psicoterapeuta responsabile presso Clinicapsiche e Ilmiopsi.

Contenuto a cura di:

Davide Livio

Psicologo psicoterapeuta, specializzato in psicoterapia ipnotica. È stato dirigente psicologo e psicoterapeuta presso ASST Rhodense e magistrato onorario presso il Tribunale per i minorenni di Milano. Attualmente psicoterapeuta responsabile presso Clinicapsiche e Ilmiopsi.

Personalità: cos’è

La personalità è un costrutto psicologico complesso che riflette un insieme unico di caratteristiche emotive, attitudinali e comportamentali di un individuo. La personalità può essere definita come l’insieme di tratti e caratteristiche distintive che determinano il modo in cui un un individuo pensa, sente e si comporta in modo coerente e relativamente stabile nel tempo e in diverse situazioni. La ricerca sulla personalità si è evoluta attraverso diverse teorie che cercano di spiegare le origini e le implicazioni di questi tratti distintivi.

Teorie interne

Secondo alcuni studiosi, la personalità trova la sua origine in delle caratteristiche interne all’individuo. Tra queste teorie troviamo:

  • Teoria Psicodinamica: Concepita da Sigmund Freud, questa teoria enfatizza i processi inconsci, i conflitti interni e l’importanza delle esperienze infantili nella formazione della personalità. Freud introdusse il concetto di id, ego e superego per descrivere la struttura della personalità.
  • Teoria dei tratti: Diversamente dall’approccio psicodinamico, la teoria dei tratti si concentra sull’identificazione e la misurazione dei tratti di personalità stabili. La teoria dei Big Five (apertura all’esperienza, coscienziosità, estroversione, gradevolezza, nevroticismo) è attualmente una delle più accettate per la classificazione della personalità.
  • Teoria umanistica: Carl Rogers e Abraham Maslow sono tra i principali esponenti di questa teoria, che pone l’accento sulla crescita personale e l’autorealizzazione. Secondo l’approccio umanistico, la personalità si sviluppa attraverso la ricerca del significato e la realizzazione del proprio potenziale.

Teorie esterne

Altre teorie supportano l’ipotesi che la personalità abbia origine da fattori ambientali, esterni all’individuo. Tra queste troviamo:

  • Teoria comportamentista: Questa teoria sostiene che la personalità sia formata dall’interazione dell’individuo con l’ambiente, attraverso processi di apprendimento come il condizionamento. Skinner ha evidenziato come le conseguenze del comportamento (rinforzi e punizioni) modellino la personalità. Secondo lo studioso, Infatti, attraverso dei modelli di comportamento appresi, riusciamo a creare delle analogie in risposta a situazioni diverse, perché provocate da modelli simili di rinforzo.
  • Teoria socio-cognitiva: questo approccio valorizza l’influenza della cognizione sulla persona. Secondo Bandura, uno dei principali sostenitori della teoria, gli individui sono capaci di prevedere i risultati possibili di certi comportamenti senza doverli effettivamente portare a termine. Questo meccanismo, che prende il nome di apprendimento per osservazione, vede le azioni commesse dagli altri come dei modelli su cui strutturare il proprio comportamento e le relazioni.
  • Teoria situazionista: formulata da Mischel, pone al centro la variabilità della situazione in cui la persona si trova. Secondo lo studioso, la personalità va valutata in base al contesto in cui ogni individuo si trova, proponendo un modello di elaborazione cognitivo-affettivo. Secondo la teoria, quindi, la personalità sarebbe il risultato delle esperienze vissute in situazioni diverse.

Personalità, temperamento e carattere

La personalità è un concetto multi-componenziale che comprende un caratteristico modo di pensare, provare sentimenti ed emozioni e di comportarsi. Comprende anche stati d’animo, atteggiamenti ed opinioni. Comprende caratteristiche intrinseche ed acquisite che distinguono una persona da un’altra e che possono essere osservate nelle relazioni tra gli individui e l’ambiente.

Nel linguaggio comune, spesso il termine personalità viene confuso con altri due termini molto comuni che sono il temperamento ed il carattere. In realtà, questi tre aspetti, sebbene interconnessi, hanno sfumature differenti. Possiamo definire il temperamento come la componente biologica e genetica della personalità, là dove per carattere si intende invece l’insieme dei comportamenti appresi.
Il temperamento consiste dunque nell’insieme degli aspetti innati e non filtrati dalla cultura, rappresenta la manifestazione genetica delle caratteristiche della persona. Quest’ insieme di aspetti innati ha un impatto sulle modalità con cui la persona si rapporta con l’ambiente, con gli altri, su come elabora le informazioni e regola le emozioni.
Il carattere è invece il risultato dell’interazione tra i tratti innati e l’ambiente esterno, dove per ambiente esterno intendiamo tutte le variabili con cui una persona fa i conti nel suo percorso di crescita: fisiche, affettive, sociali, educative e culturali. Il carattere dunque si acquisisce durante il percorso di crescita grazie alle interazioni con l’ambiente familiare e sociale in cui si è inseriti.
Temperamento e carattere sono dunque fattori che definiscono la personalità di una persona, che a sua volta è un’istanza più complessa e articolata.

Ripercussioni sociali e individuali

Le diverse personalità hanno impatti significativi tanto a livello individuale quanto sociale. La personalità definisce il modo in cui scegliamo, osserviamo il mondo, gli altri e noi stessi in relazione all’ambiente in cui siamo calati. Ha un impatto sulle credenze, le premesse implicite, il modo di stare in relazione, il nostro ruolo sociale e lavorativo e sulla qualità di vita. A livello sociale, la personalità contribuisce alla dinamicità delle interazioni umane, influenzando fenomeni come la coesione di gruppo, la leadership e la produttività nel contesto lavorativo. Più in generale, possiamo dire che la personalità può rappresentare il modo in cui ognuno di noi sta nel mondo.
Può succedere che alcuni modi di pensiero, percezione, reazione e relazione risultino pervasivi e persistenti, creando un disagio significativo e compromettendo il funzionamento della persona. In questi casi, è possibile parlare di disturbi di personalità.

Disturbi di personalità

In generale i disturbi di personalità sono caratterizzati da un modo pervasivo e persistente di pensiero, percezione, reazione e relazione che causa un disagio significativo o una compromissione nel funzionamento della persona, coinvolgendo la sfera cognitiva, affettiva ed interpersonale. I disturbi di personalità possono comparire quando i tratti di personalità (schemi di pensiero, percezione, reazione e relazione stabili) diventano estremamente rigidi e disadattivi e compromettono il funzionamento individuale, relazionale/sociale e lavorativo. Questo funzionamento generalmente provoca un disagio significativo nelle persone che lo sperimentano e in coloro che le circondano. Le persone con disturbo di personalità, possono avere difficoltà nell’instaurare e mantenere relazioni sane e soddisfacenti, possono avere difficoltà nei contesti sociali e nel relazionarsi con l’altro (es. contesto lavorativo) e nella cura di sé, dall’aspetto fisico all’assunzione di comportamenti più o meno nocivi.

Tipologie

Il Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Mentali 5 edizione (DSM 5), elenca 10 tipi di disturbi di personalità, classificati in 3 gruppi o cluster, sulla base di caratteristiche simili:

Il cluster A è caratterizzato da comportamenti considerati “strani” o “paranoici” e dalla tendenza della persona all’isolamento e alla diffidenza:

  • Disturbo paranoide di personalità: caratterizzato da diffidenza e sospettosità.
  • Disturbo schizoide di personalità: caratterizzato da disinteresse negli altri ed isolamento.
  • Disturbo schizotipico di personalità: caratterizzato da idee e comportamento eccentrici e bizzarri.

Il cluster B è caratterizzato da comportamenti drammatici ed emotivi. Comprende:

  • Disturbo antisociale di personalità: caratterizzato da mancanza di empatia, di rimorso e di rispetto delle regole sociali.
  • Disturbo borderline di personalità: caratterizzato da vacuità interiore, relazioni instabili e disregolazione emozionale.
  • Disturbo Istrionico di personalità: caratterizzato dalla ricerca di attenzioni e da emotività eccessiva, da gesti seducenti e teatrali.
  • Disturbo narcisistico di personalità: caratterizzato da egocentrismo, grandiosità di sé, necessità di adulazione e mancanza di empatia.

Il cluster C è caratterizzato da comportamenti ansiosi o paurosi e da bassa autostima, comprende:

  • Disturbo evitante di personalità: timore eccessivo degli altri, evitamento del contatto interpersonale che causa sofferenza per tale isolamento sociale, bassa autostima ma alta c-onsapevolezza di sé.
  • Disturbo dipendente di personalità: caratterizzato da forte insicurezza, necessità di approvazione e di essere indispensabili.
  • Disturbo Ossessivo-compulsivo di personalità: caratterizzato da perfezionismo, rigidità ed ostinazione.

Esistono diversi test per indagare la personalità e di conseguenza individuare i disturbi di personalità. Tra i più utilizzati troviamo il Big Five Questionnaire (BFQ), il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI) o test proiettivi come il test di Test di Rorschach.

Cause

Le cause di un disturbo di personalità possono essere molteplici, tra queste troviamo:

  • Genetica: la componente genetica ha un ruolo molto importante nello sviluppo di un disturbo di questo tipo. La genetica, infatti, può influenzare sia predisposizioni temperamentali che la sensibilità individuale ad ambienti stressanti. Alcuni tratti, come l’impulsività e il nevroticismo possono essere ereditati e dare così una base su cui il disturbo si può sviluppare: questi tratti possono anche determinare alcuni schemi di comportamento e d’azione, nonchè la percezione che l’individuo ha di sè.
  • Contesti sociali: tramite l’interazione e l’esperienza il soggetto può subire delle modifiche alla propria struttura di personalità. Per esempio, un ambiente sociale positivo, caratterizzato da supporto emotivo e una base sicura, favorisce lo sviluppo di una personalità sana, congrua e resiliente. Al contrario, in un ambiente ostile, disfunzionale e poco supportivo, il soggetto può subire delle modifiche alla propria personalità che lo portano ad avere un comportamento deviante ed accentuare maggiormente alcuni tratti più legati a disturbi, come un alto nevroticismo e bassa amicalità.
  • Cultura di appartenenza: la cultura di appartenenza influenza il soggetto con norme e valori propri. La cultura può influenzare in modo diverso gli specifici tratti di ognuno, rafforzandoli o inibendoli.
  • Esperienze precoci: esperienze e vissuti della prima infanzia hanno un impatto profondo sulla struttura e i tratti che compongono la personalità di un individuo, influenzando lo sviluppo di capacità emotive, cognitive e relazionali. Durante l’infanzia, il cervello è particolarmente plastico, malleabile e molto ricettivo del mondo circostante per cui le esperienze che vengono fatte in questo periodo della vita impattano in maniera significativa l’individuo. Per esempio, relazioni positive con le proprie figure di attaccamento, solitamente i genitori, favoriscono lo sviluppo di una personalità sana e stabile. Dall’altro lato, esperienze precoci traumatizzanti o trascuranti, possono influire negativamente sullo sviluppo della personalità e del sè: per esempio, in un caso di abuso o in un contesto di vita instabile, il soggetto sarà più incline a sviluppare insicurezza e difficoltà relazionali portandolo a sviluppare schemi di azione e interazione poco adattivi.

Inoltre, l’esposizione nei primi anni di vita a comportamenti non adeguati, come una gestione inappropriata delle proprie emozioni e relazioni, può portare il bambino a interiorizzare degli schemi che verranno poi riprodotti in età adulta, diventando parte della personalità stessa.

Trattamento

Il trattamento dei disturbi di personalità può impiegare la psicoterapia e talvolta la farmacoterapia. Sebbene i disturbi di personalità non siano responsivi ai farmaci, questi possono essere efficaci per la gestione di sintomi specifici come ansia, depressione o discontrollo degli impulsi che spesso possono manifestarsi in parallelo ai disturbi di personalità.
In linea generale, il trattamento dei disturbi di personalità punta in prima istanza a ridurre il disagio soggettivo, a riconoscere che le problematiche relazionali sono innescate da modalità disadattive di rapportarsi con l’altro e a ridurre tali comportamenti disadattivi.
La terapia del disturbo di personalità è un percorso lungo e corposo. Alcuni cambiamenti possono essere attuati più velocemente di altri, in ogni caso tempi e successo del percorso terapeutico possono dipendere da molti fattori e possono variare da persona a persona.

Conclusioni

La comprensione della personalità e del temperamento, insieme alle loro ripercussioni a livello individuale e sociale, offre preziose intuizioni sul comportamento umano. Le diverse teorie della personalità forniscono un quadro per esplorare la complessità degli individui, sottolineando l’importanza dell’approccio multidimensionale nella psicologia moderna. Continuare a esplorare questi costrutti arricchisce non solo il campo della psicologia ma anche le applicazioni pratiche nel miglioramento della qualità della vita e delle relazioni interpersonali.

Bibliografia

Costa, P. T., & McCrae, R. R. (1992). Revised NEO Personality Inventory (NEO-PI-R) and NEO Five-Factor Inventory (NEO-FFI) professional manual. Psychological Assessment Resources.

Freud, S. (1923). The ego and the id. W.W. Norton & Company.

Maslow, A. H. (1943). A theory of human motivation. Psychological Review, 50(4), 370.

McCrae, R. R., & John, O. P. (1992). An introduction to the five-factor model and its applications. Journal of Personality, 60(2), 175-215.

Rogers, C. R. (1961). On becoming a person: A therapist’s view of psychotherapy. Houghton Mifflin.

Rothbart, M. K. (2007). Temperament, development, and personality. Current Directions in Psychological Science, 16(4), 207-212.

Skinner, B. F. (1953). Science and human behavior. Macmillan.

Contenuto a cura di:

Davide Livio

Psicologo psicoterapeuta, specializzato in psicoterapia ipnotica. È stato dirigente psicologo e psicoterapeuta presso ASST Rhodense e magistrato onorario presso il Tribunale per i minorenni di Milano. Attualmente psicoterapeuta responsabile presso Clinicapsiche e Ilmiopsi.